Un autore che si rispetti, che si voglia definire tale e che pretenda di essere letto e pubblicato non può presentarsi con un testo dove il verbo essere è scritto con l'apostrofo anziché l'accento.
Oltre a essere un errore grammaticale è indice di dilettantismo, di mancata cura e dedizione per il proprio lavoro, e denota superficialità e pressapochismo. È questa l'impressione che si vuole dare di sé nel presentarsi agli addetti ai lavori o, ancora peggio, al pubblico? Io credo di no.
Per scrivere un libro occorre tempo, tecnica, impegno, costanza e sarebbe un peccato vedere il proprio lavoro rifiutato solo perché pieno di errori evitabili con pochissima fatica.
Ci sono infatti accorgimenti banali che concedono però al testo (e al suo autore) un salto di livello che lo rendono più appetibile e considerabile da parte di una CE.
Uno di questi trucchetti è la formula magica Alt+212. Tenendo premuto il tasto Alt sulla tastiera e pigiando la sequenza 212, apparirà come per magia la E maiuscola accentata nel modo corretto (È).
È una delle scorciatoie presenti nella tabella ASCII dove si trova ogni genere di carattere che può essere utile nella scrittura, nella correzione o nella formattazione e uniformazione del testo.
Un altro modo per scrivere la E maiuscola con il giusto accento consiste nell'inserirla attraverso la sezione dedicata ai simboli del software di elaborazione testi .
Attenzione a non inserire quella con l'accento acuto (é). L'accento corretto per la terza persona singolare del verbo essere è quello grave (è È).
Il mio consiglio, se non avete molta dimestichezza con il software di elaborazione dei testi, o se comunque preferite concentrarvi sul contenuto del vostro manoscritto piuttosto che sulla sua forma, resta sempre quello di affidarvi a un correttore di bozze o a un editor prima di presentare il vostro testo a una CE, poiché un manoscritto può anche avere una buona trama, ma se è pieno di errori o refusi viene scartato.
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